Piccolo vademecum per i neo genitori

Vademecum neo genitori

Il bambino è arrivato: è a casa. È un motivo di grande gioia per i genitori e per tutta la famiglia, ma adesso bisogna imparare a prendersi cura di lui compiendo naturalmente tutti quei piccoli gesti che garantiscono al neonato una vita sana e sicura.

COME MEDICARE IL MONCONE OMBELICALE

La medicazione del moncone ombelicale è una manovra che le mamme eseguono con molto timore. Si tratta di favorire la fisiologica caduta dopo l’essicazione. Vediamo come fare.
Si consiglia di partire dalla base del cordone, cioè il limite fra la cute e il moncone, che deve essere circondata e stretta con una sottile striscia di garza sterile arrotolata e imbevuta con alcol (si ripete alcol!) come per avvolgere il moncone alla base, mentre il resto deve essere poi avvolto sempre con garza sterile.
Questo tipo di medicazione deve essere effettuata più volte al giorno (almeno 2 -3 volte) soprattutto se la garza è bagnata o “sporca”. In questo modo si accelera il processo di “mummificazione”, e quindi di caduta, e si prevengono le infezioni (onfaliti), che un tempo erano molto temute, mentre oggi sono pressoché scomparse.
In genere il moncone, ormai essiccato, cade dopo circa 7-10 giorni dalla nascita, ma se ciò non avviene, non allarmatevi, ma consultate il pediatra, che deve controllare se la medicazione è stata eseguita bene e se il moncone si è infettato.
Dopo la caduta, rimane in sede ombelicale una piccolissima ferita che rapidamente si trasforma in una cicatrice, che pian piano si approfonda verso l’interno dell’addome.

Qualche volta l’ombelico non si infossa e rimane a livello della cute addominale o addirittura sporge in fuori, si parla in questo caso di ombelico estroflesso. È una variante normale che non richiede nessuna cura particolare: con il passare del tempo scomparirà.
In genere si consiglia di essere ancora prudenti per un paio di giorni dopo la caduta del moncone, disinfettando la piccola ferita con qualche goccia di acqua ossigenata o di mercurocromo e ricoprendola con garza sterile una o due volte al giorno.

ERNIA OMBELICALE

Alcuni bambini, più di frequente, ma non obbligatoriamente, quelli nati prima del termine della gravidanza, presentano, dopo la caduta del moncone ombelicale, una sporgenza a livello dell’ombelico che va oltre i limiti della circonferenza dell’ombelico e che sembra quasi una collinetta in rilievo e può trattarsi di un’ernia ombelicale.
Va visto dal pediatra.

Qualche volta può accadere che dalla cicatrice ombelicale fuoriesca qualche traccia di sangue o di siero. È un fatto frequente e normale: è sufficiente disinfettare ancora per qualche giorno. Se invece la cute che circonda l’ombelico è arrossata, o se la ferita secerne materiale giallastro e di cattivo odore, oppure se sgorga sangue in quantità abbastanza significativa o se fuoriesce un liquido che sembra urina, bisogna consultare subito il medico. Queste complicazioni sono, in realtà, rarissime.
Di solito tutto si svolge normalmente e, trascorsi due o tre giorni dalla caduta del moncone, si può iniziare a fare il bagno: non c’è ragione per rimandare una norma igienica fondamentale quale il bagno del neonato e del lattante.
È importante che la mamma sappia che le manovre per medicare il moncone ombelicale, contrariamente a quanto si pensa e si dice, non procurano al neonato né dolore, né fastidio, per cui devono essere svolte quotidianamente senza nessuna paura (se il bambino piange è solo perché sente il freddo per l’applicazione dell’alcol o dell’acqua ossigenata).

LA CURA DEGLI OCCHI

Alla nascita e nei primi giorni di vita, gli occhi del bambino possono presentarsi tumefatti, o con piccole emorragie al loro interno. Questi fenomeni, legati allo sforzo del parto, sono banali e scompaiono rapidamente: la tumefazione in 2-3 giorni, le piccole emorragie in 2-3 settimane.

Qualche volta può comparire una secrezione giallastra in genere nella seconda-terza giornata di vita, quando il bambino è ancora al nido: si tratta di un’infezione contratta durante il parto.
In genere per curarla in breve tempo, alla dimissione dal nido vengono consigliati e prescritti un collirio o una pomata oftalmica.
In condizioni normali gli occhi del bambino non richiedono particolari cure. Se presentano qualche secrezione, usate batuffoli di cotone imbevuti di soluzione fi siologica. Attenzione! È preferibile non usare lo stesso batuffolo per entrambi gli occhi per non trasportare eventuali infezioni da un occhio all’altro.
Alcuni bambini possono presentare una lacrimazione eccessiva, continua o saltuaria, da un solo occhio (molto raramente il fenomeno è bilaterale), che compare nei primi giorni di vita e che può durare per alcuni mesi.
La secrezione è biancastra (e non giallastra o addirittura gialla) e si accentua quando il bambino viene portato a spasso a contatto con l’aria più fredda e, ovviamente, quando piange. Ci troviamo di fronte a una possibile stenosi del condotto nasolacrimale.
L’occhio è dotato di un canale che parte dal lato interno del bordo della palpebra inferiore e che termina nel naso (condotto nasolacrimale) che funziona come una grondaia che scarica la normale secrezione oculare (l’occhio deve essere sempre umido e quindi la secrezione è continua) nel naso.
Se il canale è in parte o completamente ostruito, la secrezione deborda causando una lacrimazione saltuaria o continua.

Questa piccola anomalia in genere scompare nei primi 6 mesi di vita, raramente arriva fino all’anno. È opportuno rimuovere la secrezione con soluzione fisiologica sterile. È inutile, anzi sbagliato, ricorrere all’uso di colliri medicati, ma è necessario consultare un oculista se la lacrimazione persiste oltre il sesto mese.

IL COLORE DEGLI OCCHI

Una domanda che spesso si pongono i genitori: alla nascita il bambino ha gli occhi azzurri, rimarranno tali?
Solo verso il 6°-8° mese si ha il colore definitivo degli occhi, per la deposizione del pigmento retinico.

CAMBIO DEL PANNOLINO

Poiché il neonato emette feci e urine più volte al giorno, occorre pulirlo e cambiarlo varie volte al giorno. Anche in questo caso bisogna fare le cose con una certa attenzione.
Teniamo presente che, soprattutto dopo il pasto, viene normalmente stimolata l’evacuazione (riflesso gastro-colico).
Soprattutto per quanto riguarda le bambine, le feci devono essere rimosse dall’avanti all’indietro per non portare residui di feci (ricche di batteri) verso la vagina, e per prevenire potenziali infezioni. Inoltre bisogna pulire accuratamente le pieghe tra le grandi labbra.
Nei maschi si devono pulire con attenzione le pieghe dello scroto e del pene (tirare giù il prepuzio se si è iniziata la riduzione manuale della fimosi).
Per la pulizia del sederino è preferibile usare cotone idrofilo immerso in acqua saponata anziché le spugne, che trattengono i residui di sporco difficilmente asportabili anche con un’accurata lavatura e strizzatura. Può essere necessario applicare creme protettive a base di ossido di zinco.

È L’ORA DEL BAGNETTO!

Il bagnetto può diventare uno straordinario momento di conoscenza e socializzazione tra genitori e figlio. Si deve iniziare a fare il bagnetto il più presto possibile. Oltre all’aspetto igienico e al sicuro effetto rilassante, il bagno, infatti, rende la pelle del bambino idratata e morbida. Varicordato di aspettare la caduta del moncone ombelicale e la sua completa cicatrizzazione. In generale si può iniziare qualche giorno dopo la caduta del moncone, lavando anche la zona di cute attorno all’ombelico senza timore. Effettuare il bagno prima di un pasto, possibilmente, e non obbligatoriamente alla stessa ora tutti i giorni.
Il bagnetto deve essere fatto in un ambiente caldo (la temperatura della stanza deve essere di circa 2 gradi superiore a quella abituale dell’abitazione) e con l’acqua corrente a portata di mano.
Si può utilizzare anche una comune e comoda vaschetta di plastica; ciò che importa è che i prodotti per la detersione siano specifici per bambini.
La temperatura dell’acqua deve essere compresa tra i 37,5 e i 38°C. Una pratica comune è quella di immergere il gomito per verificare la sensazione.

LE ATTENZIONI PER ORECCHIE E UNGHIE

Per le orecchie basta pulire il padiglione auricolare, cioè la parte esterna delle orecchie.
È meglio non entrare mai all’interno con un cottonfioc o altri materiali, poiché potrebbe essere pericoloso.
Una domanda che viene frequentemente posta è se si devono tagliare le unghie. La risposta è sì, usando forbicine con le punte arrotondate.

Come procedere?

Il genitore deve sorreggere il bambino con la mano sinistra posta sotto l’ascella sinistra del bambino, in modo da sostenerne la testa con il polso. Il bambino deve essere immerso gradualmente nell’acqua e usando la mano destra insaponato e sciacquato. In caso di mancinismo, ovviamente, si inverte l’uso delle mani. Bisogna insaponare accuratamente tutto il corpo compresi il volto e la testa e poi sciacquarlo abbondantemente.

Alla fine del bagno, la cui durata deve essere di circa 5 minuti, è necessario asciugare accuratamente il bambino con un asciugamano morbido, dedicando particolare cura a non lasciare umidità nelle pieghe sia degli arti (ascelle, gomiti, inguine) sia dei genitali, specie quelli femminili.
Attenzione ai talchi che seccano la pelle, chiudono i pori e possono essere inalati, specie se il bambino piange.

PICCOLI PROBLEMI DIGESTIVI

Rigurgito

Il 70-80% dei bambini soffre di reflusso, cioè del ritorno di cibo e succhi gastrici verso l’esofago.
Quindi questo disturbo è da considerarsi “parafisiologico”, cioè quasi normale. Il bimbo piange soprattutto dopo o durante i pasti, rigurgita spesso, è irrequieto quando mangia, staccandosi e riattaccandosi continuamente al seno o al biberon. Inoltre, perde saliva come se mettesse i denti, meccanismo che lo aiuta a tamponare l’effetto dell’acidità.
Di solito il problema è legato principalmente all’immaturità dell’apparato digestivo e si risolve spontaneamente entro l’anno di vita. Se la crescita è regolare, quindi, non è il caso di preoccuparsi, né di effettuare inutili accertamenti (ecografi e), né di dare farmaci antiacidi, né cambiare freneticamente il latte impiegando latti inspessiti o anche detti ”AR antireflusso”, ma è utile sentire il pediatra!
Meglio, invece, lavorare sulla postura del bambino, per cui mantenerlo in posizione ortostatica (diritta) subito dopo mangiato e alzando leggermente l’inclinazione del materasso.
Occorre, inoltre, evitare le poppate continue per calmarlo.

Si può assecondare il piccolo se mangia al seno (perché si autoregola meglio), ma con il biberon occorre, insieme al pediatra, trovare il modo per regolarizzare gli orari, sia per evitare che lo stomaco non si svuoti mai esasperando il sintomo), sia soprattutto per scongiurare il rischio di sovralimentare il bambino, favorendo così possibili obesità future. E ancora, va ricordato: di solito, grazie all’effetto stabilizzante dei cibi più densi, il problema si risolve con lo svezzamento. Sempre con il parere del pediatra, dunque, si può inspessire il latte con le apposite farine anche prima dei 6 mesi.

Stipsi

Può accadere fin dai primi giorni che il neonato soffra di stitichezza: ne soffre il 5,2% dei bambini al di sotto dell’anno. Generalmente, si tratta per lo più di un disturbo funzionale, che non presenta pericoli per la salute (non “intossica” l’organismo e non provoca malattie dell’intestino) se non la possibile (rara) comparsa di ragadi: piccole lesioni dolorose a livello anale che possono determinare un sanguinamento “rosso vivo”durante l’evacuazione.
Ma la stipsi incide anche sulla qualità di vita del bambino, e quindi va affrontata precocemente.
Più la stipsi è ostinata, più l’evacuazione diventa dolorosa, più il bambino cerca di sottrarsi a quel dolore alimentando un giro vizioso che esaspera sempre di più il problema.
Se necessario, fin dalle prime epoche, favorire il fisiologico riflesso gastrocolico per cui abituare i bambini all’evacuazione dopo aver mangiato.
Ricordiamo anche che, mentre il bambino allattato al seno evacua regolarmente più volte al giorno, il lattante allatto artificialmente tende ad avere stipsi, proprio per la diversa composizione del latte.
Dallo svezzamento in poi il problema di solito si alleggerisce, ma occorre abituare il bambino anche al movimento, all’assunzione di acqua e vigilare sull’alimentazione che deve essere ricca di verdure, quindi di fibre. Di qui la possibilità di impiegare integratori con fibre oppure preparati a base di zuccheri specifici (lattitolo, lattulosio) sciolti nel latte o nell’acqua.
Una stipsi importante merita, anche in ambito pediatrico, un controllo specialistico.

Francesco Savino, dirigente medico pediatra responsabile SSD Subintensiva allargata della prima infanzia, presidio ospedaliero Regina Margherita Città della Salute e della Scienza Torino