Felicità come determinante della salute

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Il 2 e 4 ottobre a Torino, al Cortile del Maglio, si è tenuto il “Festival Mezzopieno: credere nel mondo e negli esseri umani”. L’evento, patrocinato dalla Circoscrizione 7, dal Consiglio Regionale del Piemonte e dall’Università degli Studi di Torino, è stato un momento di sintesi e di riflessione sulle principali esperienze che in Italia sono impegnate nella diffusione di una nuova cultura della positività. Un grande simposio interdisciplinare organizzato dalla rete italiana della positività Mezzopieno, di approfondimento di molti dei più significativi percorsi che stanno portando fiducia e gratitudine a diversi livelli della società e nei diversi campi della vita della collettività. In questa occasione di incontro si è affrontato anche il tema dei rapporti tra la felicità e la salute.

La felicità come terapia

La felicità come terapia quindi non è più un’ispirazione “new age”, ma un’evidenza derivante dai molti studi sperimentali svolti in ottica PNEI (psiconeuroendocrinoimmunologia), che integrano biologia, epigenetica, psicologia, ambiente fisico e contesto sociale. Da questi studi emerge come lo stress quotidiano, la percezione di non controllare il proprio destino, l’aggressività e la paura siano fattori di rischio molto rilevanti per l’integrità fisica, che influenzano il benessere della persona e la condizione di vita.

Nonostante si pensi ancora, secondo la genetica classica, che il DNA sia una struttura statica, l’epigenetica ha dimostrato come esistano continue interazioni tra geni ed ambiente. Stress ambientali e relazionali alterano l’attivazione o la disattivazione dei geni, facendo pendere l’ago della bilancia tra salute o malattia. Quando siamo autenticamente felici il nostro sistema immunitario aumenta l’attività dei linfociti (chiamate cellule “natural killer”) in grado di combattere anche i tumori. Quindi la felicità permette un’interazione positiva e bidirezionale tra i sistemi immunitario, endocrino e neuropsicologico promuovendo comportamenti sociali cooperativi e sani. Anche il mondo della Cardiologia ha portato evidenze in questo senso. L’American College of Cardiology ha ormai dati, convalidati dalle università di tutto il mondo, che ridere sia un fattore protettivo anche per il nostro cuore. Migliora la circolazione sanguigna, abbassa la pressione, previene l’arteriosclerosi e riduce il rischio di contrarre patologie cardiovascolari come infarto ed ictus. Il riso infatti stimola l’espansione dell’endotelio, il rivestimento interno dei vasi sanguigni permettendo una circolazione ottimale del sangue. E i vantaggi di un animo felice sono misurabili anche sul piano economico.

Gli economisti dell’Università di Warvick hanno quantificato un aumento di produttività del 40% ed un incremento di creatività del 30% nei lavoratori felici. Questo ha permesso di triplicare le vendite.

Nella psiche, a livello cerebrale, per sentirsi felici servono neurotrasmettitori specifici. Esperimenti condotti sui topolini hanno dimostrato che alcune di queste sostanze come la dopamina e la serotonina vengono prodotte maggiormente in un ambiente in cui sono presenti giochi, cibo e relazioni sane tra pari. Successivamente, in un’altra situazione sperimentale, si è fatto apprendere ai topi come premere una leva per ottenere molta più dopamina e serotonina del normale. Quando i topi impararono tale comportamento, per ottenere la “felicità chimica” arrivarono a trascurare i cuccioli, isolarsi fino a lasciarsi morire di fame. Questo esperimento insegna come non si debba confondere la felicità con le molecole che la compongono. È necessario quindi stare attenti e rifuggire quelle “illusioni di felicità” rappresentate da bisogni fittizi (ad esempio lo shopping compulsivo, il gioco d’azzardo, le droghe o l’utilizzo dei social) che “drogano” il nostro cervello proprio come la levetta premuta dai topi dell’esperimento citato. Occorre stare in guardia dalla “felicitocrazia”, inseguendo strade che conducono ben lontano dalla felicità reale, verso vere e proprie forme di psicopatologia. La felicità a tutti i costi non è una condizione naturale. Quindi ricordiamoci, per dirla alla Bauman (sociologo), che “la vita felice viene dal superamento dei problemi, dal risolvere le difficoltà. Bisogna affrontare le sfide, fare del proprio meglio. Si raggiunge la felicità quando ci si rende conto di riuscire a controllare le sfide poste dal fato, ci si sente persi se aumentano le comodità”.

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