L’evoluzione degli screening oncologici

Screening

a cura della Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro

Gli esperti della United States Preventive Services Task Force (USPSTF) hanno stilato le linee guida in merito ai programmi di screening per la diagnosi precoce dei tumori del colon-retto e della prostata.

Per prima cosa viene raccomandano a tutte le persone adulte di iniziare a sottoporsi a screening regolari per il tumore del colon-retto a partire dai 45 anni. Lo screening per il tumore del colon-retto deve essere anticipato perché i dati epidemiologici mostrano che questo tumore si manifesta sempre più frequentemente anche nella popolazione giovane. 

A chi sono rivolti gli screening

Poiché uno screening universale comporterebbe più svantaggi che vantaggi, i ricercatori studiano le caratteristiche che accomunano i pazienti a cui viene diagnosticata una certa tipologia di tumore, al fine di determinare i parametri che delineano la cosiddetta “popolazione a rischio”.  Lo screening è dunque rivolto a chi presenta maggiori probabilità di essere colpito dalla malattia, in modo da beneficiare di una diagnosi precoce. 

Le linee guida nazionali e internazionali identificano i destinatari dei vari programmi di screening. Per esempio, lo screening mammografico per la diagnosi precoce del tumore del seno è rivolto a tutte le donne di età compresa tra i 50 e i 69 anni perché si è visto che nelle giovani donne il rischio di questo tumore è basso mentre nelle donne over 70 il beneficio dello screening è ridotto. Nel caso del tumore del colon-retto, in Italia attualmente lo screening è offerto gratuitamente a tutti gli adulti tra i 50 e i 69 anni.

Perché allargare lo screening anche ai più giovani

“L’incidenza del tumore colorettale negli adulti di età compresa tra 40 e 49 anni è aumentata di quasi il 15% dal 2000-2002 al 2014-2016”, spiegano gli esperti dell’USPSTF nel documento pubblicato su JAMA, la rivista dell’American Medical Association, la più grande associazione medica degli Stati Uniti. “Si stima che il 10,5 per cento circa dei nuovi casi di tumore colorettale si verifichi in persone con meno di 50 anni”.

I dati epidemiologici più recenti suggeriscono, quindi, di rivedere al ribasso l’età in cui cominciare a sottoporre gli individui allo screening oncologico. In Italia il controllo si effettua tramite ricerca di sangue occulto nelle feci o mediante esame endoscopico (rettosigmoidoscopia).

Quali altri esami di prevenzione andrebbero anticipati?

I risultati di uno studio pubblicati sulla rivista Plos Medicine suggeriscono che per gli uomini con familiarità al tumore della prostata, la misurazione dei livelli di PSA (antigene prostatico specifico) potrebbe essere anticipata anche di 12 anni rispetto all’età suggerita da alcune linee guida (50 anni)

Nuovi elementi di valutazione

Il test del PSA per il tumore della prostata è oggetto di intenso dibattito tra gli oncologi perché, a differenza dello screening per il tumore del colon-retto, della mammella e della cervice uterina, l’esito dell’esame non è sempre attendibile e, anche per questo, il rapporto fra rischi e benefici non è del tutto positivo. Se da un lato il test può ridurre la probabilità di morire per tumore della prostata, dall’altro può portare all’identificazione di tumori a lentissima crescita che non avrebbero messo in pericolo la vita del paziente, avviando un percorso terapeutico con potenziali complicanze non irrilevanti come incontinenza e disfunzione erettile. Anche per queste ragioni in Italia il test del PSA non fa parte degli screening offerti gratuitamente alla popolazione.

In conclusione, l’USPSTF raccomanda che la decisione di sottoporsi periodicamente a test del PSA per gli uomini di età compresa tra 55 e 69 anni venga presa individualmente previo confronto con il medico sui potenziali rischi e benefici. 

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