A cura della Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro
Due recenti studi hanno dimostrato che le donne a cui è stato diagnosticato un tumore del seno che prendono parte a programmi di promozione dell’esercizio motorio constatano un miglioramento della propria efficienza fisica e della qualità della vita.
Sulla base della letteratura scientifica, gli esperti raccomandano ai pazienti che hanno terminato le cure contro il cancro di praticare almeno 150 minuti di attività aerobica di intensità moderata o 75 minuti di attività aerobica ad alta intensità e almeno due allenamenti di resistenza alla settimana per migliorare la salute generale. Per esempio, la rivista Cancer ha pubblicato i risultati ottenuti con un programma sviluppato negli Stati Uniti, chiamato Active Living After Cancer (ALAC), originariamente sviluppato e testato per essere praticato da adulti sedentari e sani, poi adattato per le esigenze delle pazienti sopravvissute al tumore della mammella. Il programma prevedeva 12 sessioni di gruppo, una a settimana; al termine del programma, la resistenza all’attività fisica e la qualità della vita sia mentale che fisica risultavano oggettivamente migliorate.
La ridotta mobilità del braccio e dell’ascella è un’altra spiacevole conseguenza del tumore alla mammella e può comparire dopo l’intervento chirurgico e la radioterapia. Anche in questo caso, l’attività fisica può venire in aiuto: i risultati dello studio PROSPER dimostrano che le donne con un tumore al seno che iniziano un programma di fisioterapia poco dopo aver subito un intervento chirurgico non ricostruttivo riacquistano maggiore mobilità e percepiscono meno dolore rispetto a quelle che non lo fanno.
Le valutazioni finali dimostrano che a distanza di un anno la funzionalità dell’arto superiore era migliore nel gruppo di pazienti coinvolte nel programma rispetto a quelle del gruppo controllo. Le prime provavano anche meno dolore e minori sintomi di disabilità.
Se un possibile ostacolo all’introduzione di programmi strutturati come questo può essere rappresentato dal costo, è stato dimostrato che le spese sanitarie sostenute dalle donne che non hanno aderito al programma sono risultate superiori a quelle sostenute da chi ha aderito al piano di intervento.