Il falso mito dell’alcol come toccasana per il cuore

alcol

a cura della fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro

Esagerare con le bevande alcoliche è un’abitudine notoriamente dannosa per la salute, mentre bere qualche bicchiere di vino o qualche birra è un comportamento che non viene considerato potenzialmente pericoloso. Questa percezione fallace è piuttosto comune, nonostante l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) abbia classificato l’alcol come agente cancerogeno di classe 1. Tale catalogazione è stata rafforzata, negli ultimi anni, da ulteriori ricerche che hanno dimostrato una correlazione tra alcol e numerose forme tumorali.  

Sono numerosi gli studi scientifici in cui è stato valutato l’effetto dell’alcol sul cuore e sui vasi sanguigni. In alcuni di questi i ricercatori hanno analizzato il rischio di ictus, infarto o morte in relazione al numero di bevande alcoliche consumate ogni giorno. L’interpretazione dei dati sembrerebbe suggerire che chi non beve alcolici correrebbe un rischio più alto rispetto a chi consuma quantità modeste di alcol e che, incrementando la quantità di alcol assunta quotidianamente, aumenterebbe in maniera proporzionale il rischio di ammalarsi. 

Tale conclusione non ha mai convinto gli esperti.

La nuova ricerca

I ricercatori dell’Anglia Ruskin University e dell’University College di Londra hanno esaminato il database dell’UK Biobank Study; una volta distinti i partecipanti, i ricercatori hanno analizzato la frequenza di ricoveri dovuti a eventi cardiovascolari durante il periodo di osservazione, durato circa sette anni.

“Rispetto ai bevitori, confermiamo che chi non ha mai fatto uso di bevande alcoliche sembra presentare un rischio cardiovascolare più alto”, scrivono gli autori della ricerca. I non bevitori inclusi nello studio risultavano però essere meno attivi fisicamente, con indice di massa corporea e pressione sanguigna più elevati. È probabile, dunque, che molti di loro non consumassero bevande alcoliche perché non erano in buone condizioni di salute. Ecco perché confrontare il rischio cardiovascolare dei bevitori con quello dei non bevitori introdurrebbe un errore sistematico che porta a sottostimare l’effetto dell’alcol o, addirittura, a vedervi un effetto protettivo per la salute.

Anche poco alcol non fa bene

Una seconda distorsione sarebbe dipesa dal considerare  il consumo di unità alcoliche in generale, senza distinguerne la provenienza. I consumatori di birra e liquori, anche in quantità moderata, presentavano infatti un rischio più alto di ospedalizzazione per un evento cardiovascolare  rispetto ai consumatori di vino. In realtà, escludendo la cardiopatia ischemica dall’insieme di eventi cardiovascolari, l’ effetto protettivo del vino scompariva. 

La conclusione degli autori è: “Abbiamo mostrato che, se consideriamo queste due distorsioni nell’analisi del rischio cardiovascolare generale, l’alcol non ha nessun effetto protettivo sulla salute”.

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