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Ricordiamo tutti la massima della meteorologia che spiega come lo sbattere delle ali di una farfalla a Tokio produca un uragano in Florida. Mentre sto scrivendo queste parole vedo gli effetti che sulla mia città ha avuto il pipistrello cinese portato al mercato da un giovane cacciatore: vi invito ad ascoltare uno dei comunicati della Protezione Civile, ad esempio quello del 2 aprile scorso. Un pipistrello viene catturato in una sperduta foresta cinese e portato al mercato a fine autunno del 2019 e il giorno 2 aprile 2020 contiamo 760 nuovi deceduti in Italia per Coronavirus. Nei giorni di mezzo abbiamo visto chiudere prima singole Città, poi Regioni, poi Nazioni.

 

 Alcuni di noi hanno vissuto lo strazio di un parente in ospedale, solo e confinato nello spazio limitrofo ad un respiratore, nell’attesa di un miracolo. Qualcuno di noi, mentre scrivo, lavora da casa, altri non lavorano proprio, altri al lavoro ci vanno e con molte difficoltà. Il 9,7% dei deceduti, dice la Protezione Civile, era un operatore sanitario. Uno di quei medici, infermieri, barellieri, paramedici, operatori sociosanitari, farmacisti (e mi perdonino quelli chi ho dimenticato) che ha sostenuto per settimane turni massacranti e ininterrotti. Non sono inclusi in questo conto le Forze dell’Ordine e coloro che, ignoti a tutti, dietro le quinte, hanno permesso a tutte queste persone di lavorare: i magazzinieri, gli addetti alle pulizie, i trasportatori, gli operatori in ogni livello della catena alimentare, i tabaccai e gli impiegati della Pubblica Amministrazione (e mi perdonino quelli che ho dimenticato). 

 

Tutte queste persone hanno lavorato con protezioni ridotte all’osso o anche senza e hanno combattuto una interiore battaglia fatta anche di senso di colpa per il pericolo che potenzialmente, a ogni fine turno, portavano alle loro famiglie. Ci è stato chiesto di restare a casa e di uscire solo se strettamente necessario così da alleviare il carico di lavoro degli ospedali e ridurre l’affanno di chi cerca di erogare un servizio. Non ultimo, per tentare di contenere il contagio. 

 

Quel che credo sia importante sapere è che ogni singola azione, anche la più insignificante, può determinare in modo imprevedibile il futuro, il proprio e quello di tutti. Siamo tutti coinvolti insieme e la sofferenza e la fatica e la miseria di uno solo di noi, che abiti nella stessa città o dall’altra parte del pianeta, coinvolge tutti gli altri. Ogni nostro gesto coinvolge tutti gli altri, coinvolge l’ambiente, coinvolge ogni cosa.

A tutti coloro che hanno vissuto la perdita di una persona cara esprimo il mio dolore.

Silvia Fersini, farmacista, Farmacia Comunale di Villastellone

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