pianeta_adolescenza

Da cuccioli ad adulti 

La vita quotidiana in una scuola, in particolare una scuola media superiore di secondo grado, rappresenta un osservatorio privilegiato del fenomeno adolescenziale: gli alunni approdano a questo ordine di scuola nell’anno in cui compiono quattordici anni e affrontano, se tutto va bene, l’esame di Stato nell’anno in cui compiono diciannove anni.

Risulta credo evidente quanto sia significativo questo tratto di tempo nella vita e nella formazione della personalità di un individuo: abbandonata l’infanzia, avvertite le prime pulsioni (di ogni genere), ogni adolescente comincia a differenziarsi sempre di più dagli altri, scoprendo una propria unicità che, di per séèun valore positivo, ma che spesso porta a difficoltà di relazione, desiderio di omologazione ad un gruppo che, in qualche modo, sostituisca il senso di appartenenza che era prima soddisfatto dalla famiglia, nonché a ribellione di fronte ai punti di riferimento forti.

Negli ultimi vent’anni la scuola è stata molto responsabilizzata nel monitorare e farsi carico delle problematiche relative all’adolescenza, vissuta spesso dalle famiglie, sempre più sole socialmente, come uno stato patologico che non si sa come curare. E la scuola ha attivato, con ogni mezzo, tutto quanto è in suo potere: in quasi tutti gli istituti è presente, infatti, una figura professionale di supporto psicologico, agli studenti, alle loro famiglie, anche ai docenti, che è diventata una risorsa irrinunciabile soprattutto per affrontare i casi di disagio legati al bullismo, ai disturbi alimentari, all’identità di genere. Insieme a questo è fondamentale il raccordo con le strutture territoriali che, spesso, rappresentano il secondo anello di questa catena che permette, quasi sempre, di individuare precocemente i problemi e di avviare il percorso di sostegno e aiuto. C’è, infine, un elemento che è un plus valore non misurabile, non preventivabile: il rapporto con il gruppo classe e il rapporto individuale e collettivo con l’insegnante; entrare in una classe per la prima volta significa misurarsi con almeno venticinque paia di occhi che in quel momento, quasi esclusivamente, decidono se tu vai bene per loro, se meriti il loro rispetto, se avrai la possibilità di giocare le tue carte per entrare nelle loro vite, se sarai un riferimento o no; in quel momento decidono tutto questo e, bisogna dirlo, assai di rado sbagliano.

 

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