Piccole insidie della natura: zecche, api ecc.

persone che passeggiano con il cane

Come prevenirle e affrontarle

Con l’estate e le vacanze, si evade dalla città programmando passeggiate nella natura, in campagna, in collina o in montagna, purché lontani dallo smog!
Anche la natura però, in mezzo alla sua grande bellezza, nasconde delle insidie… eccone alcuni accorgimenti preventivi e consigli per affrontarle.

Per ridurre la possibilità di venire a contatto con zecche o altri parassiti, nonché per proteggersi da altre punture di insetto quando si va a camminare in montagna è bene indossare calzature alte e ben chiuse, pantaloni lunghi e camicie a maniche lunghe, restare al centro dei sentieri per evitare la vegetazione circostante soprattutto quando l’erba è alta ed evitare di sdraiarsi sui prati.

Può essere inoltre utile impiegare sostanze repellenti acquistabili in farmacia (permetrina, DEET, dimetilftalato, benzoato di benzile o aracnicidi in genere); tali prodotti vanno utilizzati però con attenzione nei bambini a causa di possibili effetti indesiderati.

Quando raccogliamo mirtilli o erbe selvatiche, invece, dobbiamo far molta attenzione a dove mettiamo le mani per evitare il contatto con le piante velenose e le vipere. Per quanto riguarda questi rettili è anche opportuno evitare di sedersi su sassi o muretti senza essersi prima assicurati con un bastone della loro eventuale presenza.

Le zecche

I luoghi freschi e umidi, ricchi di vegetazione erbosa, costituiscono l’ambiente ideale per i piccoli parassiti come le zecche, che prediligono i mesi primaverili ed estivi per andare alla ricerca di animali (o persone) da aggredire.
Il morso di zecca generalmente non è di per sé pericoloso ma può trasmettere diverse infezioni e, dato che la probabilità che ciò avvenga è bassa nelle prime 36-48 ore, il parassita individuato sulla pelle deve essere prontamente rimosso.

La zecca può essere facilmente rimossa servendosi di una pinzetta che va tenuta il più possibile aderente alla cute e usata delicatamente per evitare che la testa dell’animale non rimanga conficcata; se ciò dovesse succedere, si può tentare di rimuoverla con un ago sterile, come si fa di solito per rimuovere una spina o una scheggia. È opportuno disinfettare la cute dopo la rimozione del parassita; non si deve invece ricorrere a sostanze per facilitarne il distacco ed è altresì importante non schiacciare il corpo della zecca.
Dopo la rimozione della zecca si deve prestare attenzione per 30-40 giorni alla comparsa di eventuali sintomi di malattia: infatti in caso di esteso arrossamento cutaneo, febbre, dolori muscolari o articolari è necessario contattare il medico.

Gli imenotteri (api, bombi, vespe e calabroni)

Il veleno del calabrone e della vespa provocano almeno il doppio delle reazioni allergiche di quello delle comuni api.

La puntura degli imenotteri causa in tutte le persone colpite prurito, gonfiore e lieve bruciore a livello locale; molte punture in contemporanea (più di 10) possono però portare a reazioni tossiche generalizzate con vomito, diarrea, mancanza di fiato, ipotensione, tachicardia, fino al collasso e nei casi gravi (più di 100 punture) anche la morte.
Alcune persone manifestano invece delle vere reazioni allergiche alla puntura degli imenotteri e queste reazioni possono essere localizzate o arrivare fino allo shock anafilattico in pochi minuti!

La terapia di emergenza prevede l’immediata rimozione del pungiglione, quando è presente, utilizzando una lametta o un ago (non vanno usate le pinzette o le dita perché potrebbero favorire la fuoriuscita del veleno); si deve poi disinfettare la sede della puntura per evitare sovrainfezioni batteriche ed è consigliabile applicare un impacco di ghiaccio per rallentare la diffusione del veleno. Può essere utile assumere farmaci antistaminici e antidolorifici e, per le reazioni più importanti, cortisonici per bocca.
Chi venisse colpito da numerose punture o sviluppasse una reazione allergica è bene che si rechi al più vicino pronto soccorso per le cure del caso.

È bene comunque che le persone che sanno di essere allergiche portino sempre con sé una fiala di adrenalina con apposita siringa o autoiniettore, farmaci antistaminici e cortisonici.

I ragni

Per quanto riguarda i ragni, in Italia ne esistono soltanto due specie velenose: il Malmignatta (un ragno nero con 13 macchie sull’addome di colore giallo o più raramente rosa o rosso) e la Tarantola. Tutti gli altri tipi di ragno, a cominciare dal ragno domestico, sono “innocui”, perché hanno pochissimo veleno.

In tutti i casi di morso di ragno è consigliabile applicare la borsa del ghiaccio e contattare un medico se la pelle forma una vescica e una macchia violacea o se compaiono sintomi generalizzati.

Le vipere

In Italia sono presenti quattro specie di vipere e la Sardegna è l’unica regione in cui non ce ne sono. Questi rettili preferiscono i luoghi caldi (pietre esposte al sole, muri a secco, cataste di legna, fienili, vecchie case abbandonate, gli arbusti, le siepi e l’erba alta, le rive dei corsi d’acqua e degli stagni), escono dalle loro tane nelle giornate caldo-umide e in inverno vanno in letargo. Le vipere mordono per difendersi e non per uccidere e non attaccano mai se non vengono disturbate: solitamente diventano aggressive se calpestate o avvicinate.

Il morso della vipera si riconosce dalla presenza di due piccoli forellini distanti tra loro circa 0,5-1 cm (gli altri serpenti lasciano invece una impronta a forma di V).

In caso di morso di vipera bisogna innanzitutto rimanere tranquilli: in un terzo dei casi infatti il morso è “secco” cioè privo di veleno, mentre in molti altri casi la dose iniettata è scarsa e quindi priva di tossicità ed in ogni caso i sintomi più gravi compaiono solo dopo alcune ore.

La situazione più allarmante è se il morso avviene a livello del volto o del collo o se la persona colpita è un anziano o un bambino. È opportuno chiamare subito il 118 o recarsi all’ospedale più vicino, pulire la zona del morso, ma non incidere la ferita, né provare a succhiare il veleno.

Se il morso è avvenuto su un braccio o una gamba è bene applicare una fasciatura elastica non troppo stretta e a partire dalla mano o dal piede salendo verso la spalla o l’inguine, immobilizzando l’arto con una stecca

Se il morso è sul collo, sulla testa o sul tronco si può esercitare una leggera compressione sulla ferita con delle garze.

Le piante velenose

Entrando in contatto con le parti tossiche di una pianta possono insorgere irritazioni, bruciori e arrossamenti: in tali casi è sufficiente lavare la zona interessata e applicare una pomata antistaminica.

Francesca Manzieri – medico di famiglia a Torino Sud e componente della Commissione “Promozione e Appropriatezza delle Cure” dell’Ordine dei Medici di Torino