Prevenire l’invecchiamento cognitivo

di Ylenia CamassaGaia Di Biase

La comunità scientifica e i professionisti della salute sottolineano da tempo la centralità della prevenzione nel sostegno del benessere psicofisico della popolazione. La prevenzione e la promozione della salute, infatti, favoriscono livelli più elevati di qualità della vita nelle persone e all’interno delle comunità, e supportano positivamente i sistemi sanitari, per esempio riducendo i costi. La prevenzione gioca un ruolo fondamentale anche nel mantenimento delle funzioni cognitive: il recente report pubblicato dalla Lancet Commission nel 2024, dal titolo “Dementia prevention, intervention, and care”, evidenzia come la riduzione dei fattori di rischio della demenza, e in generale del deterioramento cognitivo, sia in grado di aumentare il numero di anni di vita in salute e di diminuire gli anni di malattia nelle persone più vulnerabili allo sviluppo di demenza. 

L’importanza della prevenzione e la possibilità di intervenire precocemente sui fattori di rischio si evince anche dall’associazione tra demenza e deprivazione socioeconomica: l’incidenza di tali patologie diminuisce nelle aree con maggiori possibilità economiche e in presenza di livelli più elevati di istruzione. Ciò dimostra da un lato che molti sintomi di fatto associati alla demenza possono essere oggetto di prevenzione, dall’altro l’importanza di rendere accessibile la prevenzione stessa anche alle fasce di popolazione con minori disponibilità socioeconomiche.Sebbene molti fattori di rischio siano maggiormente associati a specifiche fasce d’età – in particolare alla popolazione over 65 – la prevenzione risulta tanto più efficace quanto più precocemente viene avviata (“the earlier the better”) e quanto più a lungo viene mantenuta nel tempo (“the longer the better”). Per questo, è fondamentale promuovere fin dall’infanzia un’educazione orientata a uno stile di vita sano e attivo, incoraggiando il consolidarsi di abitudini positive sul piano fisico, cognitivo e sociale, con particolare attenzione al periodo compreso tra i 18 e i 65 anni.

Infatti, le attività fisiche, cognitive e sociali attenuano l’effetto della neuropatologia e aumentano la riserva cognitiva, ovvero la capacità del cervello di “resistere” alla malattia e di compensare i danni o le alterazioni legate all’invecchiamento o a patologie neurologiche, come la demenza. È un concetto che indica la “resilienza” del cervello nel mantenere funzioni cognitive adeguate nonostante il deterioramento delle strutture cerebrali. Un’alta riserva cognitiva, infatti, sembra proteggere contro i danni cerebrali, permettendo alle persone di mantenere le funzioni cognitive più a lungo, anche quando sono presenti lesioni o malattie. Tale riserva può essere influenzata da vari fattori, tra cui il livello di istruzione e, nella fascia degli over 65 anni, le esperienze di vita, l’attività fisica e sociale. Attività come visitare musei, dedicarsi a hobby, imparare nuove lingue o viaggiare sono tutte associate a un miglioramento della riserva cognitiva.

I 14 fattori di rischio modificabili individuati dalla Lancet Commission (2024)

La commissione che ha lavorato al report pubblicato su The Lancet ha individuato 14 fattori di rischio modificabili associati al rischio di sviluppare demenza. Agire su questi fattori può prevenire o ritardare una quota significativa dei casi. Oltre al livello di istruzione, vi sono:

  • perdita dell’udito e della vista.

La perdita di udito, prevalentemente associata a esposizione prolungata a rumori sul posto di lavoro oppure a infezioni, è piuttosto comune e spesso non viene adeguatamente trattata; la gravità della compromissione dell’udito sembra essere direttamente associata al rischio di demenza, probabilmente attraverso la mediazione di fattori psicosociali, come solitudine e isolamento sociale, e di attenzione medica, come malattie cardiovascolari che possono coinvolgere sia la coclea che alcune aree del cervello associate alla demenza. 

In persone con deficit visivi, sembra che intervenire sulla vista possa costituire un fattore protettivo.

  • Depressione e Isolamento sociale. 

Il legame tra demenza e depressione è di natura bidirezionale: da un lato, alcuni sintomi depressivi possono rappresentare segnali precoci di un processo dementigeno; dall’altro, vivere episodi depressivi nel corso della vita è associato a un aumento del rischio di sviluppare demenza. Tra i possibili meccanismi di mediazione vi sono l’elevazione dei livelli di cortisolo – che può favorire l’atrofia dell’ippocampo e intensificare la risposta infiammatoria – e l’isolamento sociale, sia oggettivo che soggettivo (solitudine percepita). Al contrario, una rete sociale solida rappresenta un importante fattore protettivo, poiché contribuisce a potenziare la riserva cognitiva, promuove comportamenti salutari e aiuta a ridurre lo stress e l’infiammazione sistemica.

  • Ipertensione e malattie cardiovascolari.

La pressione alta nella mezza età danneggia i vasi cerebrali; anche l’ipercolesterolemia contribuisce al rischio di sviluppare demenza. È fondamentale il monitoraggio costante e un trattamento adeguato di tali condizioni.

  • Obesità e Diabete.

Entrambe le condizioni sono legate a processi infiammatori e a una maggiore vulnerabilità vascolare. Uno stile di vita attivo e una dieta equilibrata sono essenziali per la prevenzione. Inoltre, il diabete di tipo 2, se non controllato, danneggia i vasi sanguigni e i nervi, compresi quelli del cervello. Gestirlo attraverso dieta, esercizio fisico e i farmaci adeguati  aiuta a proteggere le funzioni cognitive.

  •  Fumo e consumo eccessivo di alcol.

Un uso eccessivo di alcol e di tabacco danneggiano il cervello aumentando il rischio di malattie neurodegenerative. Smettere di fumare e limitare l’uso di alcol apporta benefici cognitivi anche in età avanzata.

  • Attività fisica.

L’attività fisica regolare migliora la circolazione cerebrale, riduce il rischio cardiovascolare e promuove la plasticità cerebrale. Anche passeggiate quotidiane o esercizi leggeri possono essere molto utili.

  • Inquinamento atmosferico.

L’esposizione prolungata a inquinanti atmosferici può contribuire all’infiammazione e allo stress ossidativo nel cervello. Vivere in ambienti meno inquinati o usare filtri può ridurre l’esposizione all’inquinamento e agire da fattore protettivo.

Questi accorgimenti possono aiutare a invecchiare in modo sano e diminuire il rischio di demenza; inoltre possono aumentare il numero di anni di vita privi di sintomi cognitivi laddove ci sia una malattia neurodegenerativa. La prevenzione offre benefici su scala individuale e collettiva: adottare stili di vita sani, favorire l’inclusione sociale, garantire l’accesso all’istruzione e alla salute, migliorare l’ambiente in cui viviamo, sono azioni che possono cambiare significativamente il futuro della salute pubblica. Tuttavia, sebbene molti comportamenti di prevenzione possano essere messi in atto dai singoli individui, è anche importante promuovere cambiamenti strutturali e sistemici: è necessario un impegno congiunto tra istituzioni sanitarie, educative e politiche per garantire l’accessibilità degli interventi preventivi a tutta la popolazione, specialmente alle fasce più vulnerabili.