Nel panorama sanitario contemporaneo, dove spesso l’efficienza e i protocolli rischiano di prevalere sulla dimensione umana della cura, l’associazione Dear Onlus sceglie di percorrere una strada diversa. Il suo approccio, semplice e al tempo stesso deciso, parte da un principio essenziale: riportare la persona al centro di ogni processo assistenziale, riconoscendone l’unicità e il valore che va oltre la malattia. Fondata nel 2016 da un gruppo di professionisti provenienti da ambiti differenti – medicina, design, psicologia, arti visive – l’associazione Dear nasce con l’obiettivo di affiancare la medicina tradizionale, non sostituendola, ma integrandola con un’attenzione profonda all’esperienza individuale del paziente. Il motto “Progettare con cura, per la cura” non è un semplice slogan, ma la sintesi di un metodo che trasforma spazi ospedalieri e servizi in luoghi vivi, capaci di offrire possibilità, stimoli e una dimensione sociale ed emotiva che spesso viene trascurata.
Le nostre attività si sviluppano attraverso pratiche creative e collaborative: co-progettazione di spazi e servizi, produzione artistica e culturale, percorsi che coinvolgono non solo pazienti ma anche professionisti sanitari e istituzioni. Collaboriamo con fondazioni ed enti per ripensare ambienti di cura, ma anche per supportare chi ci lavora ogni giorno, affinché processi e relazioni possano diventare più umani ed efficaci. Il cuore pulsante del progetto sono i laboratori. Finora, abbiamo coinvolto oltre 1000 ragazzi e ragazze tra gli 11 e i 18 anni, in cura oncologica e neuropsichiatrica, per un totale di circa 1200 ore di attività, svolte anche online durante la pandemia. Nei laboratori non si lavora sulla malattia, ma sulla parte “sana” di ciascun partecipante: la capacità di immaginare, di creare, di esprimersi. Insieme a professionisti di varie discipline, questi adolescenti diventano protagonisti del proprio percorso, riscoprendo la possibilità di essere visti non solo come pazienti, ma come individui con desideri, talenti e prospettive.
I risultati sono tangibili: con i lavori realizzati nei laboratori partecipiamo a concorsi nazionali e internazionali, ma soprattutto trasformiamo i reparti stessi. Le pareti degli ospedali si riempiono di immagini, colori, storie che riflettono la creatività di chi li vive. Anche la narrazione visiva diventa così uno strumento di espressione e di elaborazione: un modo per raccontare sé stessi e l’esperienza della malattia con occhi diversi. Ne è un esempio “Questo mondo fuori”, cortometraggio girato dai ragazzi e premiato al Sottodiciotto Film Festival 2024, che testimonia la forza di questo approccio. Tutto ciò è possibile grazie a una sinergia autentica con i reparti ospedalieri che hanno creduto nella nostra visione. In particolare, vogliamo ringraziare la Prof.ssa Fagioli, che ha saputo cogliere il valore di Dear quando era ancora solo un’intuizione. Ha visto oltre l’immediato, comprendendo che la creatività non è un accessorio, ma uno strumento potente di trasformazione della cura e della vita di chi la riceve.