Stili di vita dei bimbi da 3 a 6 anni

Tutti i genitori cercano di offrire il meglio ai propri figli, ma spesso è proprio un fraintendimento sul significato di questo “meglio” a far compiere scelte errate.
Al netto di eventuali patologie, i bambini che, in età da scuola elementare, palesano sempre più frequentemente situazioni di sovrappeso o di obesità, spesso sono gli stessi piccoli (con qualche anno in più) di cui alla materna i genitori andavano fieri non denotando nel loro essere paffutelli le avvisaglie di una futura problematica ma, anzi, un segno tangibile di “buona salute”. Tale distorsione è ancora il retaggio dei tempi in cui le persone – anche nel florido occidente – disponevano di poco cibo e, al contempo, si muovevano a piedi o in bici ed erano abituate a trascorrere quasi tutto il tempo all’aria aperta.
Poi è arrivato il boom economico, che ha portato nelle case degli italiani l’abbondanza a tavola e la comodità di avere tutto a portata di mano, incrementandone l’apporto alimentare e limitandone l’attività fisica.

“Paffutello” non è sinonimo di “in buona salute”

Oggi, tanti studi epidemiologici evidenziano l’allarme di una diffusione incontrollata di sovrappeso e obesità (gli ultimi dati della sorveglianza “Okkio alla salute” dimostrano che in Italia il 21% dei bambini è sovrappeso e il 9.3% è obeso, con percentuali aumentate di circa 3 volte rispetto al 1975).
Ora, che fare per invertire questa tendenza? Preso atto del problema, il primo passo è quello di provare a prevenirlo, innanzitutto promuovendo il movimento e la corretta alimentazione già nei bimbi della scuola materna. Vediamo come.

I benefici dell’attività fisica nei bambini 3-6 anni

Soprattutto per i bambini che abitano in città, troppi fattori concorrono a favorire la sedentarietà (urbanizzazione, tempo libero ridotto, scarsa disponibilità di spazi ricreativi, di zone pedonali, di parchi o di strutture sportive). Non a caso, un problema segnalato da più parti è la mancanza addirittura delle competenze di base nei bambini, al punto che in tanti non sono in grado neanche di fare una capriola!
I bambini dovrebbero praticare quotidianamente un’attività fisica destrutturata: una definizione altisonante per descrivere ciò che è stato il vissuto di tanti genitori e nonni. In pratica, vuol dire poter correre, giocare con la palla o a corpo libero in un prato, proprio per poter sviluppare le famose competenze di base, e mettere alla prova i limiti e le capacità del proprio corpo.
Crescendo, vi si potrà poi affiancare un’attività fisica strutturata, vale a dire un corso sportivo vero e proprio, seguendo l’inclinazione di ogni singolo bambino.

I vantaggi dell’attività fisica nei bimbi sono innumerevoli:
•    a livello fisico favorisce lo sviluppo di muscoli, articolazioni e ossa forti; ha effetti positivi sui sistemi cardiovascolare, respiratorio, immunitario, nonché sul controllo del peso corporeo;
•    aiuta a migliorare coordinazione ed agilità e favorisce una postura corretta;
•    da un lato è un toccasana per umore, funzioni cognitive, qualità del sonno, dall’altro riduce lo stress, l’ansia, la depressione;
•    promuove le interazioni sociali, la capacità di lavorare in squadra, il rispetto delle regole.

L’alimentazione nei bambini della materna

Dopo il periodo di crescita esplosiva che va da 0 a 3 anni circa, periodo in cui il bimbo aumenta in media di 5 volte il proprio peso rispetto a quello della nascita, nella cosiddetta seconda infanzia (3-6 anni) il bambino cresce comunque costantemente, ma con un ritmo decisamente minore. Si muove, gioca, ha mille stimoli e spesso sembra aver meno appetito. E qui si innesca il primo corto circuito, perché tanti genitori (e nonni) allarmati dal vedere il piccolo di casa – un tempo così pacioccoso – diventare più alto e magro, cercano di sopperire adottando nei suoi confronti un comportamento sbagliato.

bambino che mangia pasta

Immaginate la scena: il bimbo, crescendo, diventa più longilineo e comincia a rifiutare certi cibi (solitamente frutta e verdura). Genitori e nonni, preoccupati che possa deperire, cominciano ad assecondarne i capricci. Risultato: in pochissimo tempo, quel bambino che assaggiava di tutto, ridurrà il suo menù a pasta, pizza, patatine fritte, carne (ma solo fettina e cosciotto di pollo), prosciutto, e naturalmente, dolci industriali a profusione. Talvolta qualche frutto si riesce ancora ad inserire in qualche pasto, altrimenti l’alternativa sono i succhi di frutta perché, erroneamente, si pensa “Non mangia la frutta ma beve il succo che è la stessa cosa”. Niente di più sbagliato: scarsa fibra e alto quantitativo di zuccheri rendono i succhi ben lontani dalla frutta vera.
L’errata percezione del peso del proprio figlio, il tentativo del bimbo di affermare la propria libertà di scelta anche attraverso il rifiuto di certi alimenti, l’insorgere o il reiterarsi di determinati comportamenti scorretti, sono le principali problematiche alimentari che si riscontrano in questa fascia di età. La conseguenza è un eccesso di calorie, proteine, grassi saturi, sale, zuccheri semplici, tutti, a vario titolo, fattori di rischio per lo sviluppo di sovrappeso/obesità o malattie cardiovascolari o diabete o sindrome metabolica.
D’altro canto, lo sbilanciamento dell’alimentazione comporta anche deficit: di fibre, calcio, ferro, zinco, vitamine, dovuti allo scarso consumo di cereali integrali, frutta, verdura, legumi.

Qualche consiglio pratico

Come destreggiarsi a tavola? Innanzitutto, per contrastare il rifiuto verso certi alimenti, è bene offrirli ripetutamente, variando modo di cottura e ricetta. Ciò non significa forzare il bambino a finire un intero piatto di broccoli, ma incitarlo perlomeno ad assaggiarlo, ripresentandoglielo a distanza di qualche giorno sotto altre spoglie. È noto che un cibo vada riproposto almeno 8-10 volte ad un bambino prima di essere accettato: arrendersi dopo 2-3 rifiuti non è la strada giusta.

In questo periodo della loro vita, i bimbi sono estremamente plastici. Sfruttiamo tale attitudine per insegnare loro fin da piccini la bellezza del movimento all’aria aperta e la soddisfazione nell’apprezzare la buona e sana cucina mediterranea, magari anche coinvolgendoli, quando si ha un po’ più di tempo a disposizione, come nel fine settimana, nella preparazione dei cibi che poi si porteranno a tavola.

Alcune semplici indicazioni da seguire quotidianamente sono:
•    frazionare il consumo di cibo in 5 pasti giornalieri, senza saltare mai la colazione;
•    limitare l’uso di grassi da condimento (preferire l’olio extra vergine di oliva sempre), il sale, lo zucchero;
•    la prima colazione può essere fatta con latte parzialmente scremato o the, insieme a biscotti secchi o a fette biscottate con marmellata, o ad una fetta di pane, meglio se integrale, con marmellata o cereali (attenti però a quelli “pensati apposta per i bimbi” perché particolarmente ricchi di zuccheri aggiunti);
•    per gli spuntini privilegiare un alimento contenente carboidrati a lento assorbimento e fibre che ha un potere saziante maggiore (meglio un frutto ricco di fibre che un succo di frutta, meglio una fetta di pane con marmellata che una merendina);
•    a pranzo e cena non deve mai mancare una porzione di verdura cruda o cotta, magari servita a inizio pasto, quando il bambino è più affamato e meno propenso a rifiutare il cibo;
•    preferire sempre l’acqua ai succhi di frutta o alle bibite gassate;
•    limitare al massimo l’uso di cibi precotti o confezionati, ricchi di grassi, sale, conservanti ed additivi;
•    attenzione anche al metodo di cottura: pentola a pressione, forno, griglia, cottura al vapore sono da preferire.

a cura di Gabriella Regis – biologa nutrizionista

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