Piemonte… divino!

Vino

di Giorgia Mastursi

Il Piemonte custodisce la storia e la cultura del vino italiano:non a caso è leader nel mondo per la qualità dei suoi vini e, per questo motivo, nel 2010, ben 230 aziende vinicole piemontesi si sono unite a formare “Vini del Piemonte”, un consorzio con l’obiettivo di incentivare la distribuzione e l’internazionalizzazione del proprio vino.

La profonda connessione esistente tra il territorio sabaudo e la vite affonda le sue radici già in età romana, migliaia di anni fa: Tito Livio menziona il Barbaresco nella sua opera Storia di Roma e Plinio il Vecchio descrive le caratteristiche dei vigneti piemontesi. Nell’Ottocento, Camillo Benso Conte di Cavour si servì dell’enologo francese Alexandre-Pierre Odart per migliorare la produzione vinicola, in particolare del Barolo. 

Il Barolo è stato definito negli ultimi anni il “Re dei vini” e “il vino dei Re”, sancendo il suo ruolo centrale nel panorama enologico piemontese. Viene prodotto a partire dal vitigno Nebbiolo e, come vogliono tradizione e disciplinare di produzione, solo in 11 comuni piemontesi , tra i quali Cherasco, Verduno, Barolo, Novello, Monforte d’Alba e Diano d’Alba, all’interno di un’area di circa 1.700 ettari, l’uva Nebbiolo diventa Barolo DOCG (1980).

Già nel Seicento l’uva Nebbiolo era apprezzata e consumata dai nobili e dai Reali di Casa Savoia, ma solo grazie all’interesse del Conte Camillo Benso di Cavour i processi di produzione migliorarono e portarono alla produzione del “Re dei vini” che, da quel momento, vide iniziare la propria scalata al successo e alla conquista dei palati più sopraffini del mondo.

Dunque, il Barolo viene prodotto esclusivamente con uve Nebbiolo e necessita di un lungo tempo di invecchiamento (almeno 38 mesi) in botti di legno: ne deriva un vino dal colore rosso granato deciso, che nel tempo tende all’aranciato. 

Il Barolo è connotato da un gusto intenso e persistente, che tende a perdurare  negli anni; un vino di tale valore merita di accompagnare piatti altrettanto complessi e strutturati, in particolare vivande a base di carne come arrosti, brasati, selvaggina, ma anche formaggi forti, dalla lunga stagionatura, come il Bra duro e il Castelmagno. Il Barolo, inoltre, si sposa bene con il cioccolato amaro e con alcuni dolci tipici, come le bugie, le paste di meliga e i marrons glacés.

Anche il vino Barbaresco si annovera tra i grandi vini della produzione della Regione Piemonte ed è considerato “il Principe delle Langhe”. Il disciplinare di produzione prevede che il Barbaresco sia sottoposto a un periodo di invecchiamento lungo almeno due anni e a seguire una conservazione di circa un anno in botti di rovere o di castagno. Dal bellissimo colore rosso granato, tipico del grande vitigno Nebbiolo da cui si ottiene, negli anni la colorazione vira  verso l’aranciato. In bocca si può apprezzare tutto il pregio conferito dal periodo di affinamento: un sapore secco, che si conserva sempre vellutato e armonico.

Questa eccellenza della tradizione piemontese si abbina magistralmente con pietanze del territorio a base di carni rosse, ricche e intrise di profumi e sapori, aromatizzate con il famoso Tartufo Bianco di Alba e i funghi porcini. 

Il vino Roero nasce nell’omonima terra, alla sinistra del fiume Tanaro, dalle uve Nebbiolo che maturano in un contesto e in uno scenario ricercato ed elegante, con tradizioni agricole diverse da quelle più nobili e sabaude che caratterizzano l’altra sponda del fiume (terra di Barolo e Barbaresco).

La particolarità di questa DOGC è conferita dal terreno, magro e sabbioso, e paesaggisticamente contornato da alte colline e saliscendi, in cui la vite trova un’ottima esposizione alla luce del sole. Il nome Roero trae le sue origini dalla famiglia nobile astigiana dei conti Roero che, a partire dal tardo Medioevo fino al Settecento, dominò queste colline caratterizzate da castagneti, noccioleti e frutteti. 

Il Roero DOCG può considerarsi come la versione più morbida e setosa della DOC Nebbiolo d’Alba: ciò che lo contraddistingue è l’eleganza dei suoi vellutati tannini, accompagnati dai dolci profumi di lampone e ribes nero, che gli conferiscono un colore rosso rubino acceso, tendente al granato nel tempo. Può accompagnare tutte le portate di un pasto, ma si accosta brillantemente a risotti e primi a base di carne, fonduta, raclette e carni bianche.

Infine, citiamo Gattinara e Ghemme, le due perle dell’Alto Piemonte: questi due vini nascono da due grandi aree vinicole piemontesi da Nebbiolo, alternative alle Langhe ma non in competizione, perché qui il vitigno Nebbiolo si esprime con caratteristiche completamente diverse rispetto al Barolo e al Barbaresco.

Insomma, il Piemonte offre un’ampia varietà di eccellenze in materia di vini; non resta che scegliere quello che più si avvicina ai propri gusti, perché non ne esiste uno migliore in senso assoluto: a ognuno il proprio vino!