Il pianista di Yarmurk

il pianista di Yarmuk

La storia di Aeham Ahmed è più attuale che mai.
Da lui abbiamo la possibilità di apprendere che cosa significhi cadere e poi rialzarsi, sperare e poi ottenere ma, soprattutto, che rinascere non significa per forza dimenticare di aver sofferto.

Aeham nasce nel 1988 a Damasco, in Siria. Impara a suonare il pianoforte a soli 5 anni e a 22 si diploma al Conservatorio di Damasco. “La musica è stata per me lo strumento per esprimere le mie emozioni, in particolare se le parole non erano sufficienti a descrivere ciò che provavo” ha dichiarato il ragazzo durante un’intervista. “Quando nel 2012, in Siria, è scoppiata la guerra civile ho sentito di aver perso la voce; la musica me ne ha donata una seconda.”

Ogni giorno Aeham usciva di casa caricando sul vecchio carretto dello zio fruttivendolo il suo pianoforte e iniziava a suonare Mozart e Beethoven tra le strade del campo profughi di Yamurk per riportare speranza, vita e arte. Ben presto, le esibizioni pubbliche di Aeham, rese virali dai video fatti circolare su YouTube, diventano il simbolo di resistenza contro la violenza della guerra.
“Non era certamente questo il mio obbiettivo,” ha affermato Aeham “anche se a quel punto mi era ormai chiaro che la musica non veicolava più soltanto una voce, la mia, bensì tutte quelle del popolo di Yamurk”.

E, forse, è proprio questo che trasforma Aeham nell’obbiettivo per i miliziani dell Isis che, dopo diversi attacchi diretti, arrivano a bruciare il suo pianoforte. Questo drammatico evento costringe Aeham a mettersi in viaggio verso l’Europa, attraverso la rotta balcanica, insieme a diverse migliaia di altri migranti. Giunge infine nel campo profughi di Berlino dopo aver percorso 2.500 chilometri su mezzi di fortuna o a piedi. Qui Aeham ricomincia da ciò che sa fare meglio: restituire la voce a chi ha perduto la propria che, in questo contesto, significa suonare per i bambini che si trovano nel suo stesso campo, sballottati come lui dall’esilio. Ed è proprio da qui che ha inizio la sua rinascita.
La sua storia circola in fretta, passando di bocca in bocca e conquistando il cuore di molti; Aeham inizia a fare concerti, prima in Germania e poi in tutta l’Europa. Nel 2015 gli viene assegnato il premio Beethoven per i diritti umani, la pace e la libertà.

“Io sono un sopravvissuto” ha scritto Aeham nella sua autobiografia Il pianista di Yamurk,“ ma non è ancora trascorso un solo giorno senza che io non pensi alla mia Yamurk. Oggi di quei luoghi non esiste quasi più nulla poiché sono stati rasi al suolo dai bombardamenti mentre le persone che vi abitavano sono dovute fuggire. Nonostante ciò, conservo un ricordo molto vivido della mia città. Prima suonavo per Yamurk a Yamurk, oggi suono per Yamurk a Berlino”.

Rinascere quindi non deve essere sinonimo di dimenticare: il futuro non può farsi carico di cancellare il dolore provato in passato. Rinascere vuol dire, piuttosto, nascere una seconda volta, ossia costruire con la consapevolezza di ciò che è già accaduto e degli errori che sono stati commessi: significa concederci una seconda possibilità.

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