Al passo con i tempi

Intervista alle Farmacie Comunali 5, 35, 38

di Martina Carosio

Certo che, al giorno d’oggi, è difficile essere innovativi!”

Negli ultimi anni questa frase mi è stata ripetuta spesso e, in parte, verrebbe da pensare che non si discosti molto dalla verità; in fondo, il nostro presente sembra aver raggiunto il massimo dell’avanguardia, tanto da scoraggiare chiunque ad apportare miglioramenti al nostro modo di vivere. Un po’ come se i tempi corressero troppo velocemente per poter seguire l’infinita ruota del cambiamento. Mi piacerebbe molto sapere cosa ne pensiate voi a riguardo perché io, personalmente, sono di tutt’altro avviso. 

Essere innovativi non è uno stato dell’anima quanto piuttosto uno sforzo tangibile, che ci spinge a compiere azioni, anche minime, che possano essere utili alla nostra comunità, in modi anche differenti tra loro.

“Non credo di poter essere considerato davvero innovativo. Dopo tutto, svolgo questa professione da parecchi anni”, afferma sorridendo il direttore della Farmacia Comunale 35, in Via Cimabue 6, Quirino Juliano. “Credo però che la farmacia possa qualificarsi come un presidio estremamente moderno e all’avanguardia; si pensi, per esempio, ai servizi che negli ultimi anni sono stati introdotti e all’impatto che hanno determinato sui pazienti. Questa è una farmacia di quartiere, con una clientela affezionata che si rivolge a noi da tempo. Ciò, però, non ci ha impedito di guardare al domani in un’ottica positiva, offrendo alle persone approcci all’avanguardia. E non mi riferisco unicamente agli aspetti pratici della professione, ma anche alla possibilità di riservare ai nostri pazienti un approccio sincero e credibile, rimanendo aderenti ai bisogni delle persone”.

“Per quanto mi riguarda, essere innovativi significa soprattutto conservare immutata la stessa capacità di mettere il cliente al centro del nostro operato. Rapportarsi con i pazienti è uno degli aspetti più difficili del mio lavoro, seppur non abbastanza da convincermi a desistere”. A darci la propria definizione di innovazione, questa volta, è la dottoressa Loretta Berruti, direttrice della Farmacia Comunale 38, in Via Vandalino 9/11. “La nostra storia comincia da lontano: questa è stata una delle prime farmacie a diventare comunale e forse qualcuno potrebbe pensare che strizziamo l’occhio al passato, più che al futuro; eppure, soprattutto dopo il periodo pandemico, abbiamo dovuto adottare un nuovo linguaggio che ci permettesse di dialogare in maniera comprensibile con tutti. E così, la pandemia ha offerto un contributo, seppur drammatico, alla costruzione di un nuovo modo di stare accanto al cittadino. Per diversi mesi ci siamo confrontati con persone terrorizzate e noi farmacisti abbiamo dovuto rispondere a tutta una serie di bisogni primari, sviluppando delle competenze che non erano mai state esplorate prima d’ora. Questa esperienza ci ha resi molto al passo con i tempi, a mio modo di vedere”. 

 

“Essere innovativi significa saper conquistare la fiducia del cliente!”, esclama la dottoressa Alessia Sartorio, direttrice della Farmacia Comunale 5, in Via Rieti 55, con la stessa frizzantezza che caratterizza lo spirito della farmacia in cui lavora. “Credo che in futuro la professione del farmacista attraverserà diversi cambiamenti, che probabilmente faciliteranno e valorizzeranno molte fasi del nostro lavoro. Eppure, dietro al bancone, il paziente continuerà a ricercare il sorriso, la vicinanza e il calore che soltanto il contatto umano sa regalare. Dopotutto, sono queste le ragioni che mi hanno spinta, tanti anni fa, a intraprendere gli studi in farmacia e sono le stesse che mi rendono orgogliosa della mia scelta. E anche se nei prossimi anni la farmacia dovrà necessariamente puntare sull’ampliamento dei servizi offerti, l’elemento che senza dubbio continuerà a costituire un punto fermo è proprio il mutuo rapporto tra farmacista e cittadino, che si conferma in costante evoluzione”.

Qualcuno tra voi potrebbe obiettare: “Ma nessuna di queste tre definizioni corrisponde al vero significato del termine innovazione!

Ebbene, poco importa: perché finché riusciremo a trovare sfaccettature sempre diverse e nuovi modi per definire la modernità, allora sì che potremo considerarci davvero al passo con i tempi.