Celiachia

di Vittoria Ventura

Quasi tutti gli alcolici sono distillati di cereali, materie prime diffuse e importanti fonti alimentari per l’uomo. I processi che permettono di ottenere i nostri comuni distillati sono maltazione, fermentazione alcolica e distillazione. Il complesso di diversi passaggi permette di scindere le molecole dei cereali, trasformarle in zuccheri e, successivamente, in alcol che diventerà mosto per il processo di distillazione finale.

I cereali utilizzati per la formazione dei distillati sono, per esempio, l’avena, il frumento, il grano, il segale, l’orzo, il mais e il riso. Nonostante la maggior parte dei cereali utilizzati contengano glutine, le bevande alcoliche sono nella gran parte dei casi idonee alle persone celiache!

Il processo di distillazione  porta alla determinazione di un prodotto finale in cui il glutine è completamente assente.   

(EFSA- Autorità Europea per la Sicurezza degli Alimenti) 

Quali alcolici può bere un celiaco?

  • Il vino

Il vino, in tutte le tipologie (per esempio, bianco, rosso, rosè, fermo, frizzante, ecc.), anche se addizionato di solfiti, è considerato sempre permesso per il consumatore celiaco.

  • Amari, digestivi, liquori

L’alcol etilico tal quale è permesso. 

A partire dall’alcool etilico è possibile poi preparare bevande liquorose che derivano da miscugli di alcool con estratti o essenze di piante aromatiche (amari, digestivi) di cui, però, si consiglia la lettura delle etichette. 

  • Distillati: assenzio, brandy, cachaça, calvados, cognac, gin, grappa, rum, tequila, vodka, whisky. Questa categoria è libera se il distillato è puro, senza aggiunta di aromi, coloranti o altri additivi. Quindi, facendo un esempio: la vodka è libera, ma la vodka alla pesca è a rischio. Non sempre la presenza di altre sostanze si rende evidente dalla semplice lettura del nome del prodotto; in questo caso, pertanto, si consiglia di leggere attentamente l’etichetta prima di consumare un distillato.

Ovviamente, un prodotto “derivato” da distillato e contenente anche altri ingredienti (per esempio, prodotti “a base di …”) ricadrebbe ugualmente tra le bevande alcoliche a rischio e può essere consumato solo se riporta la dicitura “senza glutine” in etichetta.

Discorso differente va invece fatto per la birra. In questo caso occorre prestare molta più attenzione in quanto, benché la birra sia ottenuta dalla fermentazione di cereali permessi, si considera un prodotto “a rischio” per il consumatore celiaco; pertanto, è idonea solo se riportante in etichetta la dicitura “senza glutine”.

CURIOSITÀ:

La birra “classica” contiene una quantità di glutine superiore al limite sopportato dagli intolleranti e dagli allergici (20mg/l). Da qualche tempo, però, sono disponibili sul mercato birre da malto d’orzo e/o frumento, garantite dal claim “senza glutine”. 

In questo capitolo ho voluto affrontare questo argomento per poter dare a voi lettori celiaci (e non solo), una sicurezza in più anche in merito al consumo degli alcolici, in modo da non doversi privare mai di nulla e di essere sempre più consapevoli di ciò che è possibile, o meno, assumere. Non dimentichiamoci però che l’alcol è per tutti una sostanza estranea al nostro organismo, non utile e non essenziale che agisce sulle funzioni psichiche e può creare dipendenza e portare squilibri nutritivi. Purtroppo, non essendo quantificabili le dosi di alcol non dannose per la salute, non si può parlare di consumi “sicuri”, né “raccomandabili”, ma solo di consumi controllati.